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11/04/2024 all 10:00:04
Pregi: scrivo ora dopo aver testato l'addolcitore, confermo ottimo prodotto come da descrizione,grazie per ...
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11/04/2024 all 08:08:59
Pregi: ...
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06/03/2024 all 07:04:13
Pregi: Bonjour dommage que la notice ne soit pas en français Cordialement ...
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Voto: 5
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I pregi della subirrigazione

Dott. Agr. Enologo Riccardo Castaldi

L’irrigazione del vigneto, se eseguita razionalmente, è una pratica agronomica che può contribuire al miglioramento qualitativo delle produzioni, come ampiamente dimostrato sperimentalmente. Il ricorso all’irrigazione non deve essere inoltre riservato solo alle zone di coltivazione più aride, dato che, anche nelle zone tendenzialmente umide prolungati periodo di siccità sono un rischio reale, in grado di arrecare danno alle produzioni sia sotto il profilo qualitativo che quantitativo. I vari aspetti connessi con l’irrigazione del vigneto sono stati trattati dal dott . Salvatore Scicchitano della Irritec & Siplast , nel corso del seminario “La tecnologia italiana nell’irrigazione di qualità in viticoltura”, promosso nell’ambito del Corso di Tecnica Viticola del Corso di Laurea in Viticoltura ed Enologia dell’Università di Bologna, tenutosi a Tebano (Faenza) l’8 maggio 2006. La corretta gestione idrica del vigneto presuppone, oltre alla conoscenza del contenuto idrico del terreno, la sensibilità alla carenza idrica delle varie fasi del ciclo vegeto – produttivo, in modo da poter intervenire tempestivamente e con i volumi più adeguati, adottando eventualmente la tecnica dello stress idrico controllato, sia per correggere situazioni di disequilibrio che per incidere sulle componenti dell’acino.
Considerando che l’approvvigionamento idrico sta diventando una problematica sempre maggiore a livello mondiale e la consistenza del consumo di acqua in agricoltura, devono essere adottate le buone pratiche agricole che consentano di evitare gli sprechi. La subirrigazione è forse la tecnica irrigua che consente di razionalizzare maggiormente l’impiego della risorsa idrica, dato che portando l’acqua direttamente a livello della rizosfera richiede volumi molto contenuti inoltre, rispetto ad altri sistemi presenta una maggiore efficienza, dato che non presenta perdite per evaporazione e deriva a causa del vento. La subirrigazione consente anche di migliorare l’efficienza della fertirrigazione e di ridurre l’impatto ambientale connessa a tale pratica, dato che i fertilizzanti vengono rilasciati nella zona colonizzata dagli apparati radicali ed inoltre consente di contrastare efficacemente la clorosi ferrica, dato che fornisce la possibilità di distribuire tempestivamente chelati di ferro direttamente a livello delle radici. La subirrigazione consente anche di ridurre lo sviluppo delle erbe spontanee e l’incidenza delle malattie fungine, dato che la vegetazione non viene bagnata o inumidita dalla pratica irrigua, evitando l'instaurarsi di condizioni favorevoli allo sviluppo delle crittogame. Non deve essere inoltre sottovalutata la possibilità di transitare nel vigneto con le macchine operatrici anche durante il trattamento irriguo e come, rispetto all’irrigazione a goccia con ali gocciolanti fuori terra, non vi siano ostacoli alle operazioni di spollonatura meccanica, di potatura e di vendemmia meccanica. Deve essere considerato che l’interramento protegge l’impianto di irrigazione dai raggi ultravioletti e dalle escursioni termiche, aumentandone significativamente la durata, nonché da atti vandalici e migliora l’estetica del vigneto, dato che le ali gocciolanti non sono visibili.
Il principale ostacolo alla diffusione di questa tecnica è sicuramente da ricondurre all’intrusione dei peli radicali all’interno dei gocciolatori attraverso il foro di emissione, con conseguente occlusione. Nel corso degli anni sono state proposte varie soluzioni al problema, come l’adozione di tubi rigidi bucati, di tubi in polietilene con apertura e chiusura dei punti di uscita dell’acqua determinata dalla pressione di esercizio e di tubi porosi; tali soluzioni hanno tendenzialmente dimostrato una scarsa efficacia nel tempo a contrastare lo sviluppo degli apici radicali. Come sottolineato dal dott . Salvatore Scicchitano , la soluzione al problema è stata trovata mettendo a punto un “contenitore e distributore” polimerico in grado di garantire una cessione lenta, controllata e continua di un erbicida; dal punto di vista pratico è stato abbinato il Trifluralin ai polimeri plastici durante la fase di fabbricazione dei gocciolatori. La quantità di erbicida rilasciata dipende dalla concentrazione iniziale del principio attivo, dalla forma del contenitore plastico polimerico e dalla temperatura mentre la durata della protezione è condizionata dalla quantità di principio attivo rilasciato per mantenere nel tempo una concentrazione nel terreno adiacente al foro dell'erogatore tale da impedire lo sviluppo delle radici. Tale sistema è stato messo a punto per proteggere i siti di accumulo delle scorie nucleari dall'aggressione delle radici delle piante desertiche.
Per quanto riguarda la durata della protezione, le prove realizzate hanno analizzato il meccanismo di rilascio del Trifluralin e la sua durata nel tempo, evidenziando come il gocciolatore ceda l'80% in peso dell'erbicida in 100 ore a 80°C , in 7 anni a 30°C e in 34 anni ad una temperatura di 23°C .
Tra i vari erbicidi disponibili è stato scelto il Trifluralin in quanto ritenuto poco tossico, non è sistemico, presenta una bassa solubilità in acqua, non si muove nel terreno ed è sufficiente a piccole quantità per ettaro. Le prove condotte dall'ISPAVE di Roma, (Istituto Sperimentale per la Patologia Vegetale ) ha evidenziato come non siano state rilevate tracce di Trifluralin nei frutti e nelle foglie di pomodoro e di zucchino utilizzate come essenze prova e soprattutto che il quantitativo di erbicida nella porzione di terreno immediatamente adiacente al gocciolatore (3 x 5 centimetri ) fosse compresa tra 0,002 e 0,011 mg/kg (ppm) e di come oltre questa porzione di terreno non vi fossero tracce apprezzabili del principio attivo. Le sperimentazioni hanno messo inoltre in evidenza come le radici delle colture in prova non fossero mai presenti nei pressi dei gocciolatori, perfettamente liberi ed efficienti, e come invece nei gocciolatori privi di Trifluralin, già dopo tre mesi, vi fosse una parziale presenza di radici, con una prevedibile diminuzione nel tempo dell'efficacia del sistema irriguo.
Gli aspetti progettuali per la realizzazione di un impianto di subirrigazione devono considerare che la profondità e l'interasse delle ali gocciolanti siano tali da soddisfare il fabbisogno idrico colturale tramite l'umettamento dell'orizzonte di terreno esplorato dagli apparati radicali. Nelle condizioni ideali di terreno la profondità di interramento negli impianti realizzati è pari a 30- 40 centimetri mentre nei terreni estremamente sabbiosi o ricchi di scheletro la profondità è minore, per evitare eccessive perdite di percolazione negli strati sottostanti. Nel caso di vigneti con distanza tra le file relativamente stretta è proponibile l'installazione dell'ala gocciolante al centro dell'interfila. La portata dei singoli gocciolatori e la loro interdistanza è stabilità in funzione delle caratteristiche pedologiche del terreno e delle esigenze idriche della coltura.
Per quanto concerne l'installazione dell'impianto di irrigazione, viene consigliato di interrare le ali gocciolanti solamente dopo la messa a dimora delle piante, al fine di evitare tagli da parte dei mezzi meccanici.